Nel libro dei Numeri, capitolo 12, troviamo come Aaronne e Miriam, il fratello e la sorella di Mosè, lo attaccarono e lo calunniarono davanti a tutto Israele e al Signore. Volevano screditare Mosè e farlo decadere dalla sua posizione.
Qual è stata la risposta di Mosè? Non ebbe a dire nulla; rimase umile come un topolino. Mosè non lottò per la sua dignità; non lasciò che il suo orgoglio fosse ferito e reagì. Scelse invece di lasciare che Dio lo difendesse. Anche se Mosè deteneva potere e autorità, rinunciò a usarlo per il proprio tornaconto. Si affidò completamente a Dio. E quando il Signore punì Miriam, Mosè implorò clemenza e misericordia.
Mosè non voleva che sua sorella subisse l’intera forza della legge. Questa è la mitezza che dimostrò anche durante l’incidente del vitello d’oro in Esodo 32. In un giusto e controllato sdegno, Mosè ruppe le tavole dell’alleanza in risposta all’adulterio orribile del popolo. La mitezza non è timida nel correggere ciò che è sbagliato; al contrario, è audace.
Tuttavia, il modo in cui Mosè correse ai ripari era gentile, misericordioso e orientato al bene. Quando il Signore minacciò di distruggere Israele e disse a Mosè di mettersi da parte, Mosè si mise coraggiosamente in mezzo per intercedere per misericordia. La mitezza rifiuta il potere, specialmente come il mondo lo intende:
Quando la nuvola si allontanò dalla tenda, ecco, Miriam era coperta di lebbra, bianca come la neve. E Aaronne si voltò verso Miriam, ed ecco, era lebbrosa. E Aaronne disse a Mosè: “Oh, signore mio, non punirci per la nostra follia e per il nostro peccato. Non lasciare che sia come un morto, il cui corpo è mezzo consumato quando esce dal ventre di sua madre.” E Mosè gridò al Signore: “O Dio, ti prego, guariscila, ti prego.” (Num. 12:10-13)
Se qualcuno avesse avuto motivo di essere pieno di orgoglio, sarebbe stato Mosè. Egli ebbe l’onore speciale di conversare intimamente con Dio sul monte Sinai e nella tenda di convegno (Esod. 33); “la pelle del suo viso brillava perché aveva parlato con Dio” (Esod. 34:29). Eppure, le Scritture ci dicono che “l’uomo Mosè era molto mite, più di ogni altra persona sulla faccia della terra” (Num. 12:3).