Nella legge mosaica, Dio prevedeva che il suo popolo potesse vivere un’esperienza di redenzione, attraverso un parente, dal peso del peccato e della miseria. La storia di Rut è ben nota come la narrazione di redenzione tramite un parente redentore. Nel suo eccellente commentario su Rut, Iain D. Campbell chiarisce come vi fossero tre situazioni durante l’era del vecchio patto in cui Dio fornì la possibilità di avere un redentore parente.
1. Sangue—il parente aveva il dovere di rispettare il sangue del proprio familiare.
Campbell scrive:
Esistevano circostanze che potevano verificarsi nella vita familiare dell’Antico Testamento che richiedevano l’intervento di un parente. Ad esempio, se il sangue di un membro della famiglia veniva versato—se qualcuno veniva assassinato nella famiglia, era compito del parente vendicare il sangue del suo familiare. Era il parente a perseguire l’assassino. Dio ha designato sei città in Israele come città di rifugio, dove l’assassino di sangue poteva correre per trovare asilo e sicurezza. Tuttavia, l’assassino di sangue era costantemente braccato dal parente incaricato di vendicare la morte e il sangue del suo familiare.
2. Libertà—il parente aveva il dovere di rispettare la libertà del proprio familiare.
Vi erano anche situazioni in cui un membro della famiglia diventava così povero da dover vendere se stesso come schiavo. Era responsabilità del parente, se in grado, reperire un prezzo di riscatto che liberasse quella persona dalla sua schiavitù e le restituisse la libertà.
3. Proprietà—il parente aveva il dovere di rispettare la proprietà del proprio familiare.
Il compito particolare del parente evidenziato nel Libro di Rut riguardava la proprietà. Esisteva un dovere triplice per il parente—rispettare il sangue del suo familiare, la libertà del suo familiare e la proprietà del suo familiare. Se, per qualche ragione, la proprietà o la terra fosse stata perduta dall’uomo che la possedeva a causa della povertà, era compito del parente cercare di riscattarla fino all’anno del giubileo, ogni cinquantesimo anno in Israele, quando la terra veniva restituita a coloro che originalmente la possedevano.
Gesù è il nostro fratello redentore.
Tutto ciò simboleggiava, naturalmente, ciò che Gesù, il nostro fratello redentore (Ebrei 2:10-18), avrebbe fatto per noi nell’opera di redenzione. Gesù è venuto per versare il suo sangue per i colpevoli. In questo senso, egli è sia il vendicatore che il liberatore. Egli sostiene la giustizia di Dio prendendo su di sé la punizione e poi muore per liberare i colpevoli. Gesù è anche il parente redentore che libera i suoi fratelli indebitati. Egli è il giubileo—debiti annullati e legami sciolti!
Infine, Gesù è il parente redentore che ristabilisce ciò che l’uomo ha perso a causa della caduta e del suo peccato. Egli offre al suo popolo un’eredità eterna gratuitamente per la sua grazia. È il grande Boaz che, attraverso la sua osservanza della legge e il suo amore sacrificiale, garantisce la redenzione per il Giudeo (Naomi) e per il Gentile (Rut) che si avvicinano a lui per essere redenti.