Nella nostra umanità, spesso non abbiamo problemi ad amare le persone quando si comportano bene, sono gentili oppure forti e belle. Ma ci troviamo in difficoltà nell’amare quando gli altri mostrano il loro lato peggiore e più vulnerabile. Tuttavia, questo è il tipo di amore che Dio ci dimostra.
Recentemente ho letto il Salmo 103 in un libro dal titolo Imparare ad Amare i Salmi di W. Robert Godfrey. In questo capitolo, Godfrey menziona che questo salmo parla dell’amore di Dio per i credenti anche in mezzo alla loro peccaminosità e fragilità. Mi ha colpito notare come questo amore sia davvero ampio, considerando che gli esseri umani sono costantemente afflitti dal peccato e dalla debolezza. Non c’è da stupirsi che il salmista si concentri su queste tematiche.
Con nostro Padre in cielo che stabilisce lo standard per l’amore che i suoi figli devono seguire, questo tipo di amore è un compito impegnativo. Come possiamo amare chi ci circonda in mezzo al loro peccato e alla loro debolezza?
1. Prega.
A volte la preghiera può sembrare una soluzione facile, un modo per chiudere una conversazione difficile quando non sappiamo cosa dire. Ma questa non è la corretta comprensione della preghiera. La Bibbia insegna che pregare è potente ed efficace (vedi, ad esempio, Marco 11:24; Luca 18:1-8).
Chiamare in aiuto nostro Padre celeste onnipotente non deve mai essere considerato un modo per evitare impegni. La preghiera è uno strumento di guerra spirituale che richiede grande impegno, e Dio ha promesso di ascoltare, prendersi cura e rispondere alle preghiere del suo popolo. Egli usa la preghiera per realizzare il suo piano. La preghiera è un modo in cui amiamo chi è in mezzo al peccato e alla fragilità. Ci inginocchiamo e preghiamo.
2. Ascolta.
Quando le persone soffrono, non sempre hanno bisogno di ulteriori informazioni. Spesso necessitano di qualcuno che condivida con loro il dolore o la lotta. Hanno bisogno di un orecchio e di un cuore compassionevoli. Come dice Romani 12:15: “Rallegriamoci con quelli che si rallegrano, piangiamo con quelli che piangono.” Dobbiamo imparare a essere persone che sanno piangere insieme, apertamente e senza vergogna. Il mondo ci dice di mostrare il nostro lato migliore – di essere fiduciosi e forti in modo indipendente. Tuttavia, questa è solo un’altra menzogna e un pesante fardello che può condurre alla solitudine e alla disperazione.
Nessuno di noi è forte da solo. Se pensiamo di esserlo, arriverà un momento in cui ci renderemo conto che non abbiamo tutto sotto controllo, come credevamo di avere. Il peccato e la fragilità sono parte della nostra vita, quindi dobbiamo imparare a piangere con chi piange. Non dobbiamo allontanarli o evitare la conversazione. Come famiglia – membri del corpo di Cristo – dobbiamo piangere insieme.
3. Sii paziente.
Il mondo ama soluzioni rapide, pasti veloci, spedizioni in due giorni e code brevi (se ci sono). Eppure, la crescita e la guarigione – sia spirituali che fisiche – sono spesso processi lenti. Comprendiamo che un neonato non correrà su per le scale il giorno dopo, eppure spesso ci aspettiamo che le persone che affrontano il peccato possano semplicemente “uscirne”.
Coloro che lottano contro il peccato, le dipendenze, la depressione e altre difficoltà possono avere recuperi lunghi. Le soluzioni rapide non sono inevitabili, ma ciò che è più comune è una crescita lenta e un rinnovamento graduale. Lo Spirito Santo lavora secondo il proprio tempo, e dobbiamo essere pazienti, continuando ad essere presenti per i nostri fratelli e sorelle che lottano (Efesini 4:1-2).
4. Incoraggia.
Le parole di incoraggiamento possono essere un sostegno molto potente per coloro che soffrono. Che si tratti di una conversazione o di un messaggio, sapere di essere ricordati è un dono meraviglioso e rinvigorente. Dio è un Dio di incoraggiamento e vita, e la sua Parola è un incoraggiamento che porta speranza (Romani 15:4-5).
Le parole dei credenti devono essere parole che elevano e incoraggiano. Le parole non sono affatto vuote, ma hanno il potere di costruire e abbattere. Amare coloro che si trovano sotto il peso del peccato, del dolore fisico o di situazioni difficili significa usare le nostre parole con saggezza e per la guarigione (Proverbi 12:25; 25:11).
5. Vederli come esseri celesti.
Il mondo è scuro, cupo e senza speranza. È duro, giudicante e pessimista. In contrasto con questo mondo, il popolo di Dio ha una speranza gloriosa per un altro mondo. Mentre lottiamo qui sulla terra, ciò che abbiamo ora non è tutto ciò che sarà per coloro che sono amati da Dio. Siamo creature destinate a una gloriosa eternità con corpi, menti e anime rinnovate. Siamo esseri gloriosi in via di formazione.
Oggi siamo incompleti, eppure, tramite lo Spirito di Dio, il lavoro di trasformazione nei nostri cuori è già iniziato. Non dobbiamo perdere il coraggio di fronte alle battaglie che affrontiamo in questa carne, ma dobbiamo invece vedere l’un l’altro come pellegrini su questa terra, in fase di trasformazione in esseri santi che saranno glorificati al ritorno di Cristo. Siamo fratelli e sorelle in cammino verso i Nuovi Cieli e la Nuova Terra, aspettando nuovi corpi liberi dal peccato, dal dolore e dalla sofferenza. Come ci ricorda l’apostolo Pietro,
Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo! Secondo la sua grande misericordia, ci ha fatti rinascere per una vivente speranza mediante la resurrezione di Gesù Cristo dai morti, a un’eredità che non può perire, né essere contaminata, né sfiorire, conservata in cielo per voi. (1 Pietro 1: 3-4)
Questa è la nostra eredità come figli di Dio. Amoreggiamosi i nostri fratelli e sorelle sofferenti, vedendoli come compagni di viaggio verso questa gloriosa destinazione e realtà.