I cristiani non hanno più bisogno di un sacerdote levitico (neppure durante un ipotetico periodo millenario terrestre), poiché Gesù è il nostro Sommo Sacerdote.
Nel periodo dei simboli e delle ombre, il nostro Signore ha instituito tre uffici speciali nel suo stato teocratico: profeta (Deut. 18:15-22), sacerdote (Lev. 8) e re (1 Sam. 8:10-22). Questi uffici erano, naturalmente, simboli e ombre del Messia che doveva venire, Gesù di Nazareth, venuto con un “ufficio triplice”: profeta (Marco 6:4), sacerdote (Ebrei 4:14) e re (Giovanni 18:37). È lui che ha rivelato la salvezza gratuita per i peccatori solo per grazia (sola gratia), attraverso la fede sola (sola fide), in Cristo solo. È stato lui a rivelare i termini del patto di opere ad Adamo, che, dal Sinai, ha ripubblicato la volontà morale di Dio (Esodo 20), e ha parafrasato quella legge dopo essersi incarnato (Matteo 22:37-40). Non solo ha annunciato la Parola, ma è anche la Parola incarnata (Giovanni 1:1-3; 14). Ha rivelato il Padre (Giovanni 14:9). Non c’è altro modo per giungere al Padre se non attraverso Cristo, la Parola (Giovanni 14:6).
In qualità di Re asceso, Gesù, maggiore di Davidee (Atti 2), superiore a Salomone (Matteo 12:42), governa le nazioni con una verga di ferro (Salmo 2; Atti 2:25-26). Stabilire queste verità, in particolare il sacerdozio di Gesù, è un tema centrale nella lettera agli Ebrei, dove l’autore si sforza di persuadere la sua congregazione ebraico-cristiana a non tornare ai simboli e alle ombre. Noi cristiani non abbiamo più bisogno di un sacerdote levitico (neppure durante un ipotetico periodo millenario terrestre). Gesù è il nostro Sommo Sacerdote. Il suo sacerdozio secondo Melchisedec è superiore a quello dei Leviti (Ebrei 5:5-10; 6:20). Tutti quei Leviti che versavano sangue avevano bisogno di espiazione per i propri peccati e tutti morirono. Ma Gesù, il nostro Sommo Sacerdote secondo Melchisedec, ha il potere di una vita indistruttibile (Ebrei 7:16).
Non siamo Cristo, ma siamo cristiani.
Gesù è il Messia. Noi siamo cristiani. Siamo unti dallo Spirito perché siamo in Cristo per mezzo dello Spirito, tramite la fede. Parte della nostra vocazione come cristiani è esercitare un ufficio triplice. Anche noi, confessiamo la Parola di Dio (Matteo 10:32; Romani 10:9). Offriamo noi stessi come sacrifici viventi (Romani 12:1). Esercitiamo la nostra regalità resistendo a Satana (Giacomo 4:7).
Nota come il catechismo parla. Non fa distinzione tra uomini e donne nell’esercizio dell’ufficio triplice (munus triplex). Tutti i credenti sono—in Cristo, per grazia sola attraverso fede sola—profeti, sacerdoti e re. Cristo è il nostro intercessore. Un padre ha un’importante funzione di servire la sua famiglia guidandola, dando un esempio, parlando la Parola di Dio alla sua famiglia, pregando per la sua famiglia e servendo come capo amministrativo della casa, ma non è il Messia. Non è il sacerdote. Non è un mediatore. In effetti, non sarebbe corretto considerare alcun semplice mortale come mediatore tra Dio e l’uomo:
Poiché c’è un solo Dio, e c’è un solo mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù. (1 Tim. 2:5)
L’ufficio triplice del credente è un meraviglioso dono di grazia.
I teologi riformati (in questo senso penso in particolare a Ursino) sono stati molto utili qui, ricordandoci frequentemente che non abbiamo bisogno di un sacerdote romano. Né abbiamo bisogno di un sacerdote battista o presbiteriano. È, dopo tutto, possibile ricadere nell’errore della chiesa pre-riformata (ad esempio, due fasi della salvezza e una dottrina di giustificazione finale per fede e opere). Gesù è il nostro sommo sacerdote. Il Padre ascolta le nostre preghiere grazie ai meriti di Cristo a nostro favore.