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“Donna, perché piangi? La realtà redentiva e personale della resurrezione”

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Meditar sulla resurrezione è sempre stata una fonte di incoraggiamento per me. Che si tratti delle ombre della resurrezione nell’Antico Testamento (Dan. 12:2) o degli ampi insegnamenti di Paolo sulla resurrezione (1 Cor. 15), la Bibbia pone un notevole peso sulla resurrezione di Gesù. Sebbene ciascuno dei quattro evangelisti abbia un approccio unico, ho sempre trovato particolarmente toccante il modo in cui Giovanni narra la resurrezione nel suo racconto evangelico.

Prima della resurrezione di Gesù, molte speranze e desideri si fondavano sulla sua identità di Messia. Ma la sua morte ha fatto sorgere dubbi tra i discepoli (Luca 24:17-21). Immagina il dolore e la confusione mentre il corpo del loro Messia giaceva senza vita in una tomba in prestito. Tre anni trascorsi con colui che poteva guarire i malati, calmare il mare e risuscitare i morti, e ora, il Messia autoproclamatosi giaceva senza vita nel buio; le speranze dei discepoli si stavano spegnendo con lui.

La resurrezione di Gesù è una realtà sia redentiva che personale.

Nel capitolo 20 di Giovanni, Maria Maddalena si dirige verso la tomba all’alba. Immagino che trovi conforto nella presenza del Messia defunto, che l’ha amata e liberata dalla possessione di sette demoni, più di quanto potrebbe trovarlo altrove. Mentre si avvicina alla tomba in quella mattina oscura, uno spettacolo sorprendente sfida tutte le sue precedenti convinzioni. La pietra, che era stata rotolata davanti alla tomba, è stata rimossa (20:1). Corre subito a raccontare ai discepoli, che tornano con lei alla tomba, per poi tornare a casa. Probabilmente, in mezzo alla confusione, si risvegliano speranze e il desiderio di diffondere la notizia, portando i discepoli a una gioia frenetica. Giovanni osserva, però, che Maria rimane alla tomba. Ciò che segue è una magnifica rivelazione della realtà personale e redentiva della resurrezione di Gesù.

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Dopo una breve conversazione con due angeli (ne parleremo un’altra volta), Maria crede che qualcuno abbia rubato il corpo di Gesù. Non ha ancora afferrato il significato di quella pietra rotolata via. La prossima cosa che apprendiamo da Giovanni è un invito alle parole più belle mai udite, specialmente per Maria. Gesù decide di pronunciare le sue prime parole risorte proprio a lei.

Gesù conosce Maria e la ama.

Mentre Maria osserva ancora la tomba, senza rendersi conto della profondità di ciò che sta accadendo, Gesù parla da dietro di lei: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” La parte successiva del versetto 15 ci dice che lei lo ha scambiato per il giardiniere che aveva spostato il corpo di Gesù (ne parleremo tra poco). Ora, mentre si gira, le parole risorte di Gesù passano dal generale allo specifico. Egli dice: “Maria” (Giovanni 20:15). Solo “Maria.” Non intendo solo in un senso limitato, ma in modo specifico. La sua attenzione e la sua unica parola sono così precise. Tutti i suoi timori, tutte le speranze perse e tutta la sua confusione vengono completamente affrontati attraverso quella parola meravigliosa che potrebbe mai aver udito, e la bellezza risiede non nel suo nome, ma in colui che glielo dice.

Questa è sempre stata una delle mie scene preferite nel Vangelo, perché è così personale. Gesù conosce Maria e la ama. Ho sempre immaginato che ogni speranza che avesse avuto prima della sua morte, ogni speranza persa, sia aumentata centuplicata quando lui le ha guardato negli occhi e ha detto: “Maria.” Dopo aver udito la voce risorta di Gesù, corre a proclamare che ha visto il Signore (Giovanni 20:18). Non solo Maria è stata la prima a sentire e vedere il Re risorto, ma penso che avrebbe compreso anni dopo che Giovanni stava anche comunicando qualcosa di speciale al suo pubblico in questa storia che la coinvolge.

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Gesù, il Giardiniere della nuova creazione, conosce i suoi.

Non è un caso che Giovanni aggiunga il dettaglio che Maria pensava che Gesù fosse il giardiniere. Il Vangelo di Giovanni si struttura attorno all’immagine del giardino. Questo sarebbe stato evidente per un ebreo del primo secolo, ma è un po’ più difficile per noi. Infatti, Giovanni apre il suo Vangelo non con la nascita di Gesù, ma all’inizio del mondo, quando Dio collocò i primi esseri umani in un giardino (Giovanni 1:1). In seguito, in Giovanni 19:41, ci viene detto che Gesù fu crocifisso in un giardino con una “nuova tomba.” Questa è un’immagine di nuova creazione che intende avvertire il lettore che qualcosa di nuovo sta accadendo nel giardino con una nuova tomba. Il culmine si trova in Giovanni 20, quando la persona che Maria credeva fosse un giardiniere è Gesù stesso, che è infatti il Giardiniere della nuova creazione. La sua resurrezione dai morti ha fatto germogliare questa nuova creazione, e la cosa straordinaria è che noi seguiremo le sue orme.

Questo è ciò che Paolo intende nel suo lungo insegnamento sulla resurrezione in 1 Corinzi 15. Nei versetti 22-23 scrive:

Poiché come in Adamo tutti muoiono, così anche in Cristo tutti saranno resuscitati. Ma ognuno nel proprio ordine: Cristo le primizie, poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo.

Il primo Adamo era un giardiniere che non ha protetto il giardino ed è stato cacciato. Gesù è il Giardiniere della nuova creazione che dona la sua vita e risorge dai morti come la Vite della vita (Giovanni 15). Egli è le primizie del raccolto che promette che tutti coloro che sono in lui risorgeranno con lui. Il primo giardiniere ha portato la morte, il secondo ha dato vita. E come ha fatto con Maria, Gesù un giorno chiamerà per nome nella sua presenza eterna tutti coloro che credono in lui. Sarà il suono più dolce. Oggi, tutti i credenti hanno questa nuova vita (2 Cor. 5:17) e un giorno vivranno in pienezza questa nuova vita (1 Giovanni 3:1-2). Questo Giardiniere ti conosce, ti ama e si prende cura di te fino a quel grande giorno. Rallegrati nella resurrezione.

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