Nota dell’editore: Questo è il quarto capitolo di una serie sul Credo degli Apostoli.
Les Misérables è il ritratto indimenticabile di Victor Hugo sull’agonia della vita nella Francia di metà ottocento. È probabilmente il mio romanzo preferito.
Il personaggio più triste di Hugo è Fantine. Sedotta, incinta e poi abbandonata a prendersi cura della figlia Cosette, la sua miseria si sviluppa attraverso cinque terribili fasi.
Inizialmente, perde il lavoro alla fabbrica di vetro, con un reddito che svanisce. Successivamente, è costretta a tagliare i suoi lunghi capelli castani, che vende a un parrucchiere. Quando i soldi si esauriscono, vende i suoi due denti anteriori a un crudele ciarlatano. Poi, giunge l’orrore della prostituzione per strada. Infine, si ritrova a terra, colpita e lasciata a giacere nella neve, mentre i suoi polmoni cedono.
Fantine sacrifica i suoi capelli, il suo bell’aspetto, la sua dignità e la sua vita per il bene di sua figlia. Nel suo sacrificio risuona, sebbene in modo imperfetto, l’immagine di Gesù Cristo.
“[Gesù] ha sofferto sotto Pontefice Pilato; è stato crocifisso, morto e sepolto; è disceso negli inferi.” (Il Credo degli Apostoli, Articolo 4)
Dopo aver stabilito che Gesù è l’unico Figlio di Dio e nostro Signore, e aver confermato la sua concezione divina e nascita verginale, il Credo racconta la sua sofferenza in cinque frasi devastanti:
Ha sofferto sotto Pontefice Pilato. Sebbene Gesù abbia dato al Padre onore e obbedienza perfetti, fu accusato ingiustamente di blasfemia in un processo farsa davanti al governatore romano di Gerusalemme. E sebbene Pilato dichiarasse Gesù innocente, in una vigliacca capitolazione alle richieste dei farisei, lo flagellò e lo condannò a morte (Matt. 27:11-26).
Fu crocifisso. La crocifissione era la forma di esecuzione più atroce, prolungata e vergognosa dell’Impero Romano. Da qui il latino excruciare (ex-, fuori, cruciāre, crocifiggere: “da crocifissione”). Inoltre, le Scritture insegnavano che un uomo crocifisso era sotto la maledizione del Signore: “Perché un uomo impiccato è maledetto da Dio” (Deut. 21:23). Gesù portò la maledizione di Dio sulla creazione a causa del peccato dell’umanità (Genesi 3:16-19).
Morì. Venerdì Santo, alle tre del pomeriggio, dopo aver esclamato a gran voce, “Gesù rese lo spirito” (Matt. 27:50). La fiamma ardente della natura umana del Creatore della luce e della vita si estinse. Una lancia fu conficcata nel suo cuore per esserne certo. Gesù ricevette interamente il salario che meritavamo per il nostro peccato (Rom. 6:23).
Fu sepolto. La sepoltura di un corpo umano, l’affidamento di ciò che era un tempo caldo, vigoroso e respirante alla fredda e solitaria decomposizione nel terreno è la conseguenza finale e tragica del peccato: “Si coricano entrambi nella polvere, e i vermi li coprono” (Giobbe 21:26). La sepoltura è l’umiliazione ultima che significa, letteralmente, “essere uniti al humus,” il terreno.
Infine, discese nei morti. L’agonia della crocifissione, la tortura di ogni respiro strappato da un corpo sospeso da chiodi di ferro attraverso mani e piedi, era la meno parte della sofferenza di Gesù. Molto, molto peggio era la separazione dal Padre, dalla fonte di luce, vita, amore, abbondanza e gioia. Ascolta il suo tormento nelle sue ultime parole: “Dio mio, dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matt. 27:46).
In cinque passi discendenti, ognuno un orrore, Gesù Cristo bevve il calice della sofferenza umana fino all’ultima amara goccia.
Dovremmo piangere per vergogna che la gloria, l’innocenza e l’Amore stesso abbiano sofferto in questo modo.
E dovremmo versare lacrime di sollievo e gioia, perché egli morì, fu sepolto e subì le pene dell’inferno al nostro posto. Bevve il calice amaro che meritavamo di bere.
Come il grande profeta Isaia previde,
Ma egli fu trafitto per le nostre trasgressioni;
fu schiacciato per le nostre iniquità;
sopra di lui fu la punizione che ci portò pace,
e con le sue piaghe siamo stati guariti. (Isa. 53:5)
Chiunque dica: “Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che fu crocifisso e maledetto, che morì, che fu sepolto e umiliato, e che discese negli inferi e così soffrì l’inferno che meritavo di soffrire,” sarà salvato dalla tomba e dall’inferno, per godere della vita per sempre con lui.
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