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Tra gli schemi più comuni che si riscontrano nella chiesa vi è la tendenza delle persone a sentirsi autorizzate a peccare quando affrontano la sofferenza.
A volte questa attitudine emerge consapevolmente, ma altre volte può essere una reazione involontaria. Ad esempio, un genitore privo di sonno, a causa di un bambino che non gli dà tregua, potrebbe esplodere in una reazione di rabbia contro la prima persona che gli passa accanto. Dall’altro lato, se una giovane donna viene lasciata dal suo ragazzo, potrebbe credere di avere il diritto di abbandonarsi all’alcol per sentirsi meglio.
Sebbene il genitore stanco e arrabbiato possa essere più facilmente compreso rispetto a chi si lascia andare all’ubriacatura, entrambi devono rendersi conto che la sofferenza non giustifica il peccato. In entrambi i casi, sia che si tratti di compiacenza o di complicità, dobbiamo considerare diversi fattori chiave relativi alla nostra santificazione.
L’Obiettivo della Santificazione—Uniformarsi a Cristo
Prima di tutto, è fondamentale mantenere sempre in vista il nostro obiettivo di santificazione, ovvero l’uniformità a Cristo. Se ci dimentichiamo di questo, rischiamo di perderci e vagare nella vita. Potremmo non aver voglia di progredire nella nostra santificazione, poiché, in assenza di questo scopo, non abbiamo motivazione per perseguirla. Anche quando le cose vanno bene, dobbiamo continuamente ricordarci, attraverso i mezzi di grazia (parola, sacramenti e preghiera), che il fine della nostra esistenza è l’uniformità a Cristo.
In secondo luogo, se ci prepariamo mentalmente e spiritualmente all’obiettivo della nostra santificazione, quando le tempeste della vita ci colpiscono, grandi o piccole che siano, saremo più inclini a mantenere in vista il nostro obiettivo di conformità a Cristo. A differenza di Pietro, che tolse gli occhi da Cristo e affondò nelle acque torbide, le tempeste della vita non semineranno paura nei nostri cuori, distraendoci dalla nostra fede. Per grazia di Dio, manterremo continuamente Cristo nel nostro campo visivo e cercheremo di glorificarlo anche nelle circostanze più difficili.
La Nostra Testimonianza della Grazia di Dio in Cristo
In terzo luogo, anche se non ce ne rendiamo conto nel momento, è nelle sfide della vita che abbiamo le migliori opportunità di rivelare la forza di Cristo nella nostra debolezza. I nostri momenti di prova non dovrebbero mai essere sprecati per peccare, ma rappresentano l’occasione in cui la Provvidenza ci offre la possibilità speciale di illuminare il mondo oscuro del peccato con la luce di Cristo.
Per il genitore esausto, invece di rispondere con rabbia e impazienza, mostrare gentilezza rivela l’amore di Cristo. In tali circostanze, ci abbazziamo nella grazia di Cristo piuttosto che nelle nostre forze, così da indicare agli altri la via verso di lui. Dopo una rottura, invece di adagiarsi nella disperazione o nell’ubriachezza peccaminosa, cercando conforto in Cristo durante il dolore, mostriamo agli altri dove possano trovare pace e conforto. Nella nostra momentanea sofferenza, dimostriamo agli altri che Cristo è compassionevole. Inoltre, implicitamente istruiamo gli altri ammettendo la nostra debolezza e bisogno della grazia di Cristo.
Come ha scritto Paolo, possiamo fare ogni cosa in Cristo che ci rafforza, sia nei tempi di abbondanza che di necessità (Filippesi 4:13). Ciò significa non sprecare le prove della tua vita sull’altare dell’egoismo, ma piuttosto offrirle a Cristo per dimostrare che quando sei debole, lui è forte.