È importante prestare attenzione alle nostre emozioni. Alcune di esse possono portarci sulla strada sbagliata, ma altrettanto problematico è quando siamo privi di emozioni, specialmente nei confronti degli altri. Due esempi tratti dalla Scrittura possono aiutarci in questo.
Il primo esempio proviene da un episodio della vita di Davidee, quando la sua collera rischiava di distruggerlo. Il secondo è dalla vita di Gesù, raccontato dall’apostolo Paolo. Pur concentrandosi solo su due tipi di emozioni—rabbia ed empatia—ciascuna di queste lezioni bibliche ci aiuta a comprendere meglio come le nostre emozioni possano essere usate per il bene invece che per il male.
Emozioni forti possono portarci a commettere peccati gravi.
Prendiamo prima l’esempio di Davidee. Il capitolo 25 del Primo Libro di Samuele racconta la storia di Davidee, Nabal e la moglie di Nabal, Abigail. Quando Davidee inviò i suoi uomini da Nabal per chiedere cibo e bevande, Nabal, in modo sconsiderato, insultò Davidee e rimandò i suoi uomini a mani vuote. Quando Davidee venne a sapere di quanto accaduto, si infuriò rapidamente—la sua rabbia lo portò a radunare quattrocento dei suoi uomini armati per andare a distruggere Nabal e i suoi servi.
Le forti emozioni di Davidee, dovute alla sua rabbia, lo sopraffecero e lo spinsero a desiderare vendetta e omicidio. Invece di controllare le sue azioni, Davidee si lasciò dominare dalle sue emozioni e, se non fosse stato per Abigail, la moglie di Nabal, Davidee si sarebbe distrutto commettendo un omicidio motivato dalla sua offesa per il comportamento stolto di Nabal. (Vedi anche gli insegnamenti di Gesù riguardo la rabbia e l’omicidio in Matteo 5:21-22.)
Le emozioni di Davidee andarono fuori controllo, ma Abigail fu usata da Dio per riportarlo alla ragione.
Abigail, invece, andò incontro a Davidee per cercare di allontanare la sua terribile rabbia. Umiliandosi e portando doni e parole di saggezza a Davidee, Abigail trasformò la sua collera in gratitudine per averlo salvato dal peccato di versare ingiustamente il sangue altrui. Le emozioni di Davidee andarono fuori controllo, ma Abigail fu usata da Dio per riportarlo alla ragione.
Allo stesso modo, dobbiamo proteggere noi stessi dal permettere che le emozioni, derivanti dalla rabbia o da altri sentimenti negativi, ci conducano a comportamenti peccaminosi. Dobbiamo ascoltare coloro che hanno il coraggio di riportarci alla ragione quando le nostre emozioni possono sfuggirci di mano. Ricordiamo, proprio come insegnò Gesù, che brevi momenti di rabbia possono esplodere in violenza, quindi è fondamentale pregare e adottare l’abitudine di vigilare contro sentimenti di indignazione e ostilità.
Invece di lasciare che la rabbia prenda il sopravvento, consideriamo l’esempio di Gesù. Paolo scrive ai Filippesi,
Non fate nulla per ambizione personale o vanità, ma in umiltà considerate gli altri superiori a voi stessi. Ciascuno di voi non si occuperà solo delle proprie cose, ma anche delle cose degli altri. (Fil. 2:3-4)
Essere più consapevoli delle emozioni degli altri ci renderà più sensibili ai loro bisogni e interessi.
Notiamo come il comando in Filippesi 2:3-4 ci inviti a focalizzarci sugli altri—sulle loro emozioni e necessità anziché su noi stessi. Questo è fondamentale per gestire le nostre emozioni in modo positivo piuttosto che negativo. Quando ci occupiamo degli interessi altrui, diventiamo molto più consapevoli dei loro bisogni e dei loro stati d’animo. Essere più sensibili verso gli altri si concretizza nell’amore, che è essenzialmente la rinuncia a noi stessi per il bene di un’altra persona.
Questo è ciò che Gesù ha fatto quando ha rinunciato alla gloria del cielo per assumere forma umana per la nostra salvezza. Egli si “spogliò di sé stesso” e prese la “forma di servo” (Fil. 2:7). Si “umiliò” diventando uno di noi e divenne “obbediente,” anche morendo a nostro favore (Fil. 2:8).
Dobbiamo impegnarci a emulare questi esempi che Gesù ha mostrato per noi. Inizia a considerare maggiormente le emozioni degli altri piuttosto che le tue. Questo è senza dubbio ciò che Paolo intende quando scrive: “Gioite con coloro che gioiscono, piangete con coloro che piangono” (Rom. 12:15). Empatizza con i sentimenti e le emozioni degli altri e, per grazia di Dio, diventerai sempre di più l’amico amorevole di cui abbiamo tutti bisogno.